BIG DATA: QUANTO NE SAPPIAMO? Ce lo dicono i risultati dell’indagine conoscitiva di AGCM, AGCOM e Garante privacy
1 Gennaio 1970
Big Data è un termine utilizzato per
indicare enormi moli di dati non strutturati che, se utilizzati opportunamente,
possono tracciare interessanti scenari.
A contribuire allo sviluppo di queste
informazioni siamo tutti noi: ogni volta che compiamo un’azione su internet,
mettiamo “like”, postiamo un commento o completiamo un acquisto stiamo
immettendo dati in rete che di sicuro non scompariranno molto presto.
Vero e proprio oro allo stato digitale
per chi si occupa di marketing, ma il potenziale dei Big Bata potrebbe avere
anche molte altre applicazioni.
L’Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni e il Garante per la
privacy hanno lavorato ad un’indagine conoscitiva che ha messo in luce il
rapporto che hanno gli italiani con questo termine; siamo sicuri di avere una
corretta percezione di dove finiscono i nostri dati e come vengono utilizzati?
Ecco gli aspetti più interessanti
dell’indagine:
·
Ben
4 persone su 10 non sanno che le loro azioni su internet generano dati che
possono essere utilizzati per creare profili molto dettagliati
·
Il
33% delle persone ignora le informative, mentre la maggior parte delle persone
(54%) le legge solo in parte
·
Per
quanto concerne il trattamento dei dati, le principali preoccupazioni
riguardano l’utilizzo ai fini pubblicitari (46,7%) e, soprattutto, le altre
finalità (50,2%)
·
Non
tutti hanno ancora chiaro il rapporto che lega servizi “gratuiti” e scambio di
dati; nello specifico solo 4 persone su 10 sono informate
·
È
rilevante notare che oltre i ¾ degli intervistati ha dichiarato di essere
disposto a rinunciare ai servizi gratuiti per evitare il trattamento e la
cessione di dati
·
Si
registra, inoltre, una grave carenza in materia di portabilità dei dati, solo
una persona su 10 ha consapevolezza di questo tema.
Queste enormi
moli d’informazioni possono nascondere dei rischi sia sul fronte della cyber
security che della profilazione (ricordiamo, infatti, che non è detto che le
identità tracciate dall’algoritmo siano necessariamente veritiere).
Le
opportunità ci sono, ma vanno colte nel modo opportuno.
A fine 2018,
con la conclusione della seconda fase dell’indagine, sarà possibile porre delle
solide basi per la risoluzione dei problemi legati ai consumatori.