Era la notizia che noi utenti della telefonia fissa
attendevamo da tempo. L’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) ha,
infatti, detto STOP allo stravolgimento del calendario gregoriano operato dalle
aziende di telefonia fissa che avevano modificato la fatturazione da 30 a 28
giorni. La modifica era costata alle famiglie un esborso dell’8,6% in più
rispetto alla fatturazione a 1 mese.
L’Agcom, che aveva posto in consultazione la
modifica della Delibera 252/16/CONS, ha accolto molte delle richieste avanzate
da Adiconsum e da altre Associazioni consumatori, ed ha emanato la nuova
Delibera la n. 121/17/CONS riguardante “Misure a tutela deli utenti per
favorire la trasparenza e la comparazione delle condizioni economiche
dell’offerta dei servizi di comunicazione elettronica”.
Sarà quindi 1 mese, l’unità temporale di
riferimento che le aziende della telefonia fissa dovranno tenere presente per
calcolare i consumi fatturati dai consumatori e anche il tempo di durata
dell’offerta il cui prezzo dovrà rimanere invariato. La fatturazione a 28
giorni impediva al consumatore di ricevere una corretta informazione sui costi
e sugli incrementi apportati e di comparare le offerte tra i vari operatori.
Le compagnie telefoniche, finora, si erano fatte
forti dell’art. 70 del Codice delle comunicazioni elettroniche che consente al
consumatore di recedere dal contratto in caso di modifiche unilaterali proposte
dall’azienda e non condivise dall’utente. In realtà, però, le aziende hanno
reso inutile l’esercizio di tale diritto, perché di fatto hanno realizzato un
cartello “operativo” allineandosi tutte quante sulla fatturazione a 4
settimane! Se poi esistono vincoli di permanenza per un certo periodo di tempo con la medesima azienda, legati ad esempio all’acquisto di alcuni
dispositivi, come ad esempio i cellulari
nel caso della telefonia mobile, si sviluppava proprio un impedimento
vessatorio all’esercizio del diritto di recesso.
Nonostante avessimo chiesto all’Agcom l’obbligatorietà della cadenza mensile di qualsiasi tipo di
fatturazione sia fissa che mobile, essa è stata prevista solo per quella fissa.
Al momento, infatti, la delibera dell’Autorità stabilisce che il contratto di
telefonia mobile non sia al di sotto dei 28 giorni e nel caso si trasformi in
una fatturazione inferiore ad un mese, l’obbligo per l’operatore di comunicare
via sms l’avvenuta modifica. In caso di offerte comprendenti sia la telefonia
fissa che mobile prevale la fatturazione della telefonia fissa cioè di 1 mese.
La delibera 121 ha anche trovato soluzione al
problema del credito residuo posto da Adiconsum e dalle altre associazioni
consumatori. Per i consumatori la cui SIM non prevede la possibilità di
navigare in internet era diventato praticamente impossibile conoscere
l’ammontare del proprio credito, perché le compagnie fornivano tale
informazione solo via web, escludendo, e quindi discriminando, tali consumatori
che di solito corrispondono alle fasce più deboli, come i pensionati e le
persone meno abbienti. La delibera ha invece stabilito che la conoscenza del
proprio credito residuo debba avvenire in maniera del tutto gratuita, sia
attraverso la pagina web dell’operatore o delle app dedicate sia attraverso un
messaggio informativo inviato dal numero telefonico di assistenza clienti o un
sms anch’esso gratuito.
Le compagnie telefoniche hanno 90 giorni di tempo
(prossimo giugno) per adeguarsi. Speriamo che lo facciano. In caso contrario ci
opporremo.
Per info e assistenza sulla telefonia, se sei un
iscritto Adiconsum puoi chiamare il Numero
Verde 800 894191, se chiami da un telefono fisso, o lo 06 44170244, se chiami da un cellulare, dal lunedì al venerdì dalle
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