Il 29 marzo 2017 l’ambasciatore britannico in UE,
Tim Barrow, ha provveduto a consegnare al presidente del Consiglio Europeo,
Donald Tusk, la lettera firmata dal Primo Ministro britannico, Theresa May,
contenente la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che attiva
formalmente il lungo iter che porterà all’uscita definitiva dell’isola
britannica dalla grande famiglia europea, a 44 anni dal suo ingresso.
Con tale lettera viene dunque innescato il lungo
cammino per l’uscita, il quale durerà due anni nei quali entrambe le parti,
Regno unito ed UE, avranno modo di negoziare e approvare i vari termini della
separazione. Il distacco definitivo si dovrebbe avere nel 2019, salvo ulteriori
proroghe, attuando quello che è stato l’espresso volere del popolo britannico
nel Referendum del 23 giugno 2016, dove il 52% circa dei votanti ha scelto la
Brexit.
Cosa
accadrà con la Brexit in termini pratici
Gli orientamenti guida definitivi saranno adottati
dal Consiglio europeo il prossimo 29 aprile. Tuttavia, nella giornata del 31
marzo, il Presidente Tusk condividerà una proposta sulle linee guida del negoziato con gli stati
membri.
Nella lettera presentata all’UE, il Primo Ministro
affronta alcuni dei punti chiave della rottura quali i diritti dei cittadini di
entrambe le parti, britannici ed europei; determinati negoziati commerciali,
riguardanti gli scambi e la moneta; la sicurezza e i controlli delle frontiere.
Ecco nello specifico alcuni dei temi più rilevanti.
Diritti
dei cittadini
Theresa May sottolinea l’importanza di mettere al
primo posto i diritti e la protezione dei cittadini britannici ed europei che
vivono rispettivamente in altri Paesi Europei e in Gran Bretagna, riconoscendo
che questo deve essere uno dei temi prioritari sul quale raggiungere un
accordo.
I soggetti coinvolti sono 3 milioni di cittadini Ue
residenti nel Regno Unito e 1 milione circa di britannici residenti nei 27
Paesi dell’Unione. In teoria le prospettive di queste persone, non più tutelate
dal diritto di libera residenza nell’Unione, sono abbastanza positive: non è
però chiaro da quando decorrerebbero i 5 anni di residenza richiesti per
goderne. Sicure invece le complicazioni della burocrazia: moduli di 85 pagine
da compilare. E si calcola che per smaltire tutte le domande occorrerebbero 140
anni.
Gli
Italiani in UK
Si calcola che attualmente risiedano in Gran
Bretagna circa 600mila italiani, meno della metà dei quali legalmente
registrati all’anagrafe britannica. Agli altri sarà richiesto di certificare e
dimostrare la loro residenza, il che servirà con ogni probabilità a ottenere il
futuro «residence permit», il permesso di residenza nel Regno Unito: per chi vi
risiede da lungo tempo, o comunque da prima del referendum sulla Brexit, non
dovrebbe essere un problema. Chi pensa di trasferirsi nel Regno Unito in
futuro, dovrà invece attendere l’esito dei negoziati tra Londra e Bruxelles.
Focus
turisti
Per il momento ben poco cambia per i viaggiatori diretti
nel Regno Unito. Il declino della sterlina si sta rivelando vantaggioso per chi
utilizza l’euro, che consente un maggiore potere di acquisto. Quando però il
divorzio tra UK e UE sarà diventato operativo, ci saranno novità meno
piacevoli: non basterà più la carta d’identità per sbarcare nel Regno Unito, ma
servirà il passaporto; non sarà più valida la copertura garantita dalla Tessera
sanitaria europea, ma sarà necessario stipulare un’assicurazione.
Per quanto riguarda i biglietti aerei e per le
tariffe della telefonia è facile prevedere aumenti anche pesanti.
Commercio
Il Regno Unito è stato abbastanza chiaro sulla sua
linea di azione riguardante il mercato: abbandonare il mercato unico europeo e
sostituirlo con un buon Patto Commerciale. È quanto ha dichiarato Theresa May,
sostenendo che “si tratta di una opzione incompatibile con la volontà popolare”
manifestata nel referendum sulla Brexit di restituire al Regno il pieno
controllo dei suoi confini e della sua sovranità.
Rimane comunque esplicita la volontà della Nazione
britannica di mantenere un pacifico e aperto dialogo con l’Europa e soprattutto
creare una partnership commerciale, garantendo una cooperazione sicura su
economia e sicurezza. Ci sarà la necessità di negoziare un “fair settlement”, giusto
accordo, per i diritti e le obbligazioni della Nazione.
Monitoreremo i cambiamenti che avverranno per i
cittadini ed i consumatori.