Adiconsum favorevole alla separazione bancaria, perché permette…
BANCHE
Walter Meazza, Presidente di
Adiconsum nazionale:
Favorevoli alla separazione
bancaria
che consente a famiglie e lavoratori di accedere al credito
e facendo riassumere alla banca
quel ruolo di sostegno e di crescita del territorio ora perduto
27 marzo 2017 – La Commissione
Finanze della Camera ha iniziato lo scorso 15 marzo l’esame delle varie
proposte di separazione bancaria.
L’Adiconsum – dichiara Walter Meazza,
Presidente di Adiconsum nazionale – condivide
da anni questa esigenza di separazione che consente alle famiglie ed alle
imprese di poter accedere al credito favorendo la partecipazione dei lavoratori
del credito e dei cittadini-risparmiatori alle scelte organizzative e
strategiche degli istituti bancari e ritiene che questa riforma del sistema
creditizio sia opportuna per riaffermare il ruolo della banca come strumento di
fiducia e come istituzione economica atta a sostenere e facilitare lo sviluppo
territoriale.
La Commissione europea ha sempre ritenuto che il processo
di finanziarizzazione dell’economia, insieme alla mancanza di controlli
adeguati, fosse concausa degli squilibri alla base dell’attuale crisi globale.
La soluzione data dall’Europa per fronteggiare la crescita
del ruolo della finanza, era quella di una separazione netta delle attività di
“trading†ad alto rischio dal resto delle attività di deposito,
concretizzandosi in una reale divisione dei compiti delle banche commerciali da
quelli delle banche di investimento.
Ripercorrendo la storia, la divisione tra le attività bancarie
di “retail†e “trading†risale all’epoca del New Deal, con la legge Glass –
Stagall Act del 1933 adottata come risposta alla grande depressione del ’29 e
rimasta in vigore per circa settanta anni. Nel 1999 la separazione netta tra le
banche commerciali e le banche d’affari è stata soppressa con il Gramm – Leach
– Bliley Act, durante la presidenza di Clinton.
Nella storia italiana dobbiamo risalire al 1936 con la legge di
Donato Menichella per trovare un’analoga separazione. Tale legge stabiliva dei
limiti tra le attività bancarie a medio e lungo termine ed inoltre proibiva
alle banche commerciali la detenzione di quote di partecipazione e di controllo
in aziende non bancarie. Nel 1993, con il Governo Ciampi, il decreto
legislativo n. 385 ha stravolto questa impostazione e l’assetto bancario è
passato ad una “banca universale†lasciando alla regolamentazione bancaria
enormi margini di azione.