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SOSTENIBILITA’: Appello alla Commissione UE per piatti e pasti pronti più sani e sostenibili

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SOSTENIBILITÀ

Un nuovo studio rivela:
pasti e piatti pronti più sani e sostenibili
potrebbero offrire miliardi di risparmi e ridurre le emissioni dell’UE.

Appello alla Commissione Europea per l’introduzione di requisiti obbligatori
nella produzione delle grandi catene di ristorazione e in quella industriale

17 aprile 2024 – Un nuovo studio condotto da Systemiq, un’azienda che si occupa di cambiamenti di sistema, rivela che l’Unione Europea potrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra di circa 48 milioni di tonnellate all’anno, pari all’eliminazione di 38 milioni di nuove auto dalla circolazione*, allineando i pasti pronti a nuovi standard sanitari e di sostenibilità. Lo studio ha inoltre rilevato che, nel complesso, l’allineamento dei pasti pronti alle linee guida sulla salute e sulla sostenibilità potrebbe far risparmiare ai consumatori dell’UE 2,8 miliardi di euro all’anno in alimenti più economici e più sani.

Sostenuto da un gruppo di organizzazioni per la tutela della salute, dei consumatori e dell’ambiente, lo studio dimostra che questi pasti migliorati ridurrebbero effettivamente i costi degli ingredienti, consentendo a supermercati e ristoranti di offrire opzioni di pasti e cibi pronti nutrienti a prezzi accessibili. Di conseguenza, questo studio propone l’adozione di questi standard da parte dei grandi supermercati europei, delle società di catering e delle catene di ristoranti.

Carlo De Masi, Presidente Nazionale Adiconsum, dichiara: “Rendere i piatti pronti più sani e sostenibili è una scelta sensata e opportuna sotto molti aspetti: la salute, la protezione del pianeta dai cambiamenti climatici, e le tasche dei consumatori. Questo diventa cruciale nel momento in cui l’Europa sta attraversando un forte periodo inflattivo e il consumo di questi prodotti aumenta costantemente”.

Le nuove regole potrebbero contribuire a ridurre le principali malattie legate all’alimentazione nell’UE, come il cancro, le malattie cardiovascolari (comprese le malattie cardiache e l’ictus), le malattie del fegato e il diabete.  I pasti pronti costituiscono un sesto (17%) dell’apporto calorico totale dell’UE. Questo dato ha una tendenza all’aumento; negli ultimi 15 anni, in Italia, Germania e Spagna le persone hanno consumato tra il 40% e il 60% in più di pasti pronti, sottolineando l’urgente necessità di un intervento normativo per scongiurare crisi sanitarie imminenti.

I pasti e cibi pronti contribuiscono in modo sostanziale alle sfide sanitarie e ambientali delle società europee. Ricchi di sale, zuccheri, grassi, proteine animali (soprattutto da carne rossa, in gran quantità) e calorie in eccesso, superano notevolmente i livelli salutari raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Commissione EAT-Lancet. Circa un milione di morti all’anno sono attribuibili a diete non salutari nell’UE.

È importante notare che le grandi aziende controllano la distribuzione dei pasti pronti, rappresentando il 78% delle vendite al dettaglio e il 48% in quello dei servizi di ristorazione, quindi i cambiamenti normativi possono essere introdotti senza danneggiare le piccole e medie imprese.

Questi risultati convincenti sottolineano l’urgenza per la Commissione europea di imporre requisiti minimi di sostenibilità e salubrità alle catene di ristoranti e alla grande distribuzione alimentare per i piatti pronti che vendono. Nell’attuale contesto di proteste degli agricoltori e di aumento del costo della vita, questo approccio è più sensato che mai: attribuisce alle grandi aziende, piuttosto che agli agricoltori o ai consumatori, la responsabilità di affrontare i problemi ambientali e di salute pubblica“, ha dichiarato Julia Christian, attivista per le foreste e l’agricoltura della ONG Fern.

Secondo un sondaggio 2023, tre europei su quattro pensano che le grandi aziende dovrebbero garantire che gli alimenti che vendono siano prodotti in modo sostenibile.

Gli alimenti sono la causa principale dei cambiamenti climatici legati al consumo nell’UE, rappresentando il 38% di tutte le emissioni di gas serra associate al consumo. I prodotti a base di carne, latticini e pesce rappresentano il 70% dell’impatto climatico complessivo degli alimenti. L’allevamento animale è anche uno dei principali responsabili della deforestazione, dell’inquinamento e della scarsità d’acqua, dell’inquinamento atmosferico e di impatti sulla salute come le malattie zoonotiche, la resistenza antimicrobica e le malattie di origine alimentare.

Ecco l’elenco completo delle organizzazioni della società civile che sostengono questo appello: the Spanish Consumers and Users’ Federation (Federación de Consumidores y Usuarios – CECU); the European Public Health Alliance (EPHA); Fern; the German Alliance on Climate Change and Health (KLUG); Italy’s Consumer Defense Association (Associazione Italiana Difesa Consumatori – Adiconsum); Madre Brava; Physicians’ Association for Nutrition; the Portuguese Association for Consumer Protection (DECO), BirdLife Europe & Asia e the European Environmental Bureau (EEB).

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