Negli ultimi anni l’interesse delle famiglie italiane verso prodotti in grado di soddisfare il palato e nel contempo avere effetti benefici sulla salute è cresciuta notevolmente sia per l’aumento dell’insorgenza di numerose malattie metaboliche che per semplice riscoperta di alimenti di una volta, ritenuti privi dei tanti effetti collaterali di quelli provenienti da coltivazioni intensive. Prendiamo ad esempio la farina. Fino a pochi anni fa, sugli scaffali si trovavano solo due tipi di farine: la farina 00 e la farina 0. Ora c’è l’imbarazzo della scelta. Farina di tipo 1, 2, farina integrale, farina di kamut, farina di farro, farina di amaranto, farina di grano saraceno, ecc.. Molte di queste farine vengono “contraffatte” ossia vengono miscelate con altre farine senza che ne venga indicata in etichetta la loro presenza, frodando in tal modo il consumatore.
Nell’ambito del progetto sulla contraffazione “We All Say NO”, prosecuzione dei due precedenti progetti “Peers Say NO” e “Peers2Peers Say NO”, patrocinato dal Ministero dell’Istruzione e finanziato dall’EUIPO-Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, Adiconsum supporta il lancio del Sondaggio “Il caso del grano saraceno” dell’Università di Verona.
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