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La Direttiva Green Claims: un faro contro il Greenwashing

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Ufficio Stampa

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La transizione ecologica, ormai un imperativo categorico, ha portato con sé un proliferare di affermazioni sull’impatto ambientale di prodotti e servizi. Ma non tutte queste dichiarazioni sono “veritiere”. È qui che entra in gioco la Direttiva Green Claims, uno strumento legislativo europeo che mira a fare chiarezza e a contrastare il fenomeno del greenwashing.

Cos’è la Direttiva Green Claims e quali sono i suoi obiettivi?

Si torna a parlare di Greenwashing dopo che il Consiglio dell’Unione europea, a seguito di vari confronti, ha approvato il 17 giugno scorso il testo contenente l’orientamento generale sulla tanto attesa “Direttiva Green Claims”, apportando delle modifiche rispetto alla proposta della Commissione del 22/03/2023.La Direttiva Green Claims, rappresenta un punto di svolta nella tutela dei consumatori e nella promozione di un mercato sempre più sostenibile.

  • Obiettivo primario: contrastare le pratiche commerciali sleali che utilizzano asserzioni ambientali ingannevoli per influenzare le scelte dei consumatori.
  • Scopo secondario: fornire alle imprese linee guida chiare e precise per comunicare in modo trasparente e veritiero le caratteristiche ambientali dei propri prodotti e servizi.

L’iter parlamentare e le statistiche dell’UE

La Direttiva è stata oggetto di un intenso dibattito a livello europeo, con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra la necessità di tutelare i consumatori e di non creare eccessivi oneri burocratici per le imprese. La Commissione europea ha più volte sottolineato l’entità del problema del greenwashing, presentando dati allarmanti sulla diffusione di affermazioni ambientali non verificate.

Infatti la Commissione europea ha effettuato due studi, nel 2014 e nel 2020, su 150 asserzioni ambientali, evidenziando quanto il tema del greenwashing sia serio e sentito.

Dalle ricerche è infatti emerso che:

  • il 53,3% delle dichiarazioni ambientali esaminate nell’Ue sono risultate vaghe, fuorvianti o infondate;
  • il 40% delle dichiarazioni green non è comprovato da evidenze certe;
  • la metà di tutte le etichette green presentavano lacune sulla verificabilità e nelle certificazioni
  • sono ben 232 i marchi di qualità ecologica esistenti nell’UE, con livelli di trasparenza molto differenti fra loro.

Non sorprende dunque che la stessa analisi abbia evidenziato una scarsa fiducia dei consumatori nei confronti delle asserzioni ambientali. Infatti il problema greenwashing è serio perché:

  • Inganna i consumatori: I consumatori vengono indotti ad acquistare prodotti sulla base di informazioni false o fuorvianti.
  • Distorce la concorrenza: Le imprese che utilizzano pratiche scorrette ottengono un vantaggio competitivo ingiusto.
  • Danneggia la reputazione delle imprese virtuose: Le imprese che investono realmente nella sostenibilità vengono danneggiate dalla concorrenza sleale.

L’Italia in attesa dell’approvazione definitiva: il ruolo dell’Antitrust

In attesa dell’implementazione definitiva della Direttiva a livello nazionale, in Italia vi sono già autorità competenti a intervenire in caso di pratiche commerciali scorrette. Stiamo parlando dell’ l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che svolge un ruolo di primo piano.

  • Competenza dell’AGCM: l’Antitrust può intervenire in caso di pubblicità ingannevole o di pratiche commerciali scorrette che inducono in errore i consumatori sulle caratteristiche ambientali di un prodotto o servizio.
  • Sanzioni: le sanzioni previste dall’AGCM possono essere molto elevate e includono multe, ordinanze di cessazione delle pratiche illecite e anche la pubblicazione di provvedimenti sanzionatori.

Esempi di interventi dell’AGCM

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha negli ultimi anni intensificato i suoi controlli sul fenomeno del greenwashing, sanzionando diverse imprese che hanno utilizzato in modo ingannevole affermazioni ambientali per promuovere i propri prodotti o servizi. Solo a titolo esemplificativo e generico:

  • Prodotti alimentari: sono state contestate affermazioni come “biodegradabile”, “naturale” o “ecologico” utilizzate per prodotti che non rispettavano i requisiti previsti dalla normativa.
  • Prodotti per la casa: sono state sanzionate aziende che pubblicizzavano detersivi o cosmetici come “eco-friendly” senza fornire prove scientifiche a sostegno di tali
  • Settore energetico: sono state contestate comunicazioni commerciali che esaltavano le caratteristiche “verdi” di determinate fonti energetiche senza fornire informazioni chiare e complete sui relativi impatti ambientali.

La Direttiva Green Claims rappresenterà uno strumento fondamentale per garantire la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni ambientali fornite dalle imprese. La lotta al greenwashing è una priorità per l’AGCM e per le autorità di regolamentazione di tutto il mondo. Le sanzioni inflitte alle imprese che violano le norme dimostrano la determinazione a tutelare i consumatori e a promuovere un mercato sempre più sostenibile.

Adiconsum si propone di affiancare le aziende in questa importante fase per evitare il rischio “greenwashing”. Ciò consentirà il raggiungimento di maggior trasparenza da parte delle aziende, e grossi benefici per il consumatore che con un livello di consapevolezza superiore sceglierà responsabilmente aziende e prodotti.

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