Rientrano sul
mercato le migliori partite di olio extravergine di oliva prodotte nel nostro Paese,
che rischiavano di sparire.
Fino a qualche
mese fa la Ue, con il Regolamento 1830 introdotto nel luglio 2015, aveva
sbarrato la strada agli olii extravergine che contenevano acidi grassi
superiori al limite, precedentemente
posto, dello 0,30%. Questi nuovi parametri declassavano, per piccole
oscillazioni, pregiate produzioni italiane
da sempre riconosciute e
certificate per le proprietà organolettiche e chimico fisiche come eccellenze dei nostri territori e
ponevano a rischio le produzioni di due tra le varietà più rappresentative del
sud d’Italia, Coratina (Puglia) e Carolea (Calabria), e in pericolo almeno un
terzo del comparto calabrese.
A cambiare il
destino di queste produzioni è stata la reazione delle associazioni di settore,
tempestive nel chiedere al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina
la rettifica dei parametri contenuti nel regolamento europeo.
E dopo una
intensa negoziazione tra Italia, Commissione Ue e Paesi aderenti al il
Consiglio oleicolo internazionale, finalmente in luglio il Coi ha approvato i
nuovi parametri degli acidi grassi, aumentando i limiti di acido eptadecanoico
e eptadecenoico rispettivamente a 0,40 e
0,60, mentre per l’acido ecosenoico il limite viene fissato a 0,50.
Fa quindi un decisivo passo avanti l’Indicazione geografica protetta per l’Olio extravergine di olive
di Calabria: il 20 agosto 2016 è stata pubblicata la domanda definitiva di registrazionedell’Igp sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione
europea (C
305/08) e tra pochi mesi, il tempo della procedura, l’assegnazione del marchio
sarà definitiva: la certificazione garantirà che la coltivazione,
la molitura ed il processo di produzione siano realizzati interamente in Calabria.
È una notizia importante per tutto il comparto olivicolo oleario
nazionale, perché la produzione di olio
di oliva da pressione in Calabria,
pari in media a 106mila tonnellate tra 2011 e 2014,
fa della regione la seconda produttrice d’Italia, dopo la Puglia. Ed è una
notizia importante per i consumatori che
vogliono essere tutelati dai preoccupanti fenomeni di frodi, visto che sarà
garantita la tracciabilità su tutta la filiera produttiva.
Ma per chiudere la storia a
lieto fine non si può non riportare un
recente studio di nutrigenomica, condotto da un gruppo di ricercatori
dell’Università di Bari (guidato dal prof. Antonio Moschetta, docente di
Medicina Interna della facoltà), che ha
dimostrato che l’olio extra vergine di oliva più ricco di polifenoli ha un
potente effetto benefico sulla nostra salute, in particolare un’azione antinfiammatoria e antitumorale. E
tra le protagoniste dello studio una delle cultivar pugliesi (la Coratina) che
rischiava appunto di sparire. La ricerca ha mirato a identificare geni e micro-RNA
deputati al funzionamento delle cellule infiammatorie (i monociti), la cui
espressione può variare in rapporto all’assunzione acuta di varietà di olio
extravergine d’oliva più o meno ricche in polifenoli (i composti chimici
“buoni” che vi sono contenuti e che conferiscono all’olio il sapore
caratteristico).
Lo studio ha confermato in pieno che
l’olio extravergine d’oliva ricco in polifenoli giova alla salute non solo da
un punto di vista metabolico, ma anche sullo stato ossidativo,
sull’infiammazione e sulla prevenzione dell’aterosclerosi e del cancro.
Questi risultati aprono nuovi ed
inediti scenari in ambito nutrizionale: i ricercatori sostengono che in un
prossimo futuro ogni ristoratore dovrà avere, insieme alla carta dei vini,
anche quella degli olii, e che la scelta di questi ultimi sarà basata sul gusto
e sulle proprietà nutrigenomiche. Ciò renderà possibile la difesa della qualità
dei migliori olii italiani, della loro
palatabilità e delle loro già ampiamente riconosciute proprietà
chimico-fisiche.
Longevità e prevenzione delle
malattie cardiovascolari ed oncologiche sono gli obiettivi della cosiddetta personalizzazione
della nutrizione.