È un’intossicazione alimentare e si chiama sindrome
“sgombroide”, ma, a dispetto del nome, oltreché dallo sgombro, può essere
causata anche da altri tipi di pesce, come la sardina, l’acciuga, l’aringa e il tonno. E
proprio quest’ultimo è stato al centro dell’allarme lanciato dal Ministero
della Salute spagnolo AECOSAN (Agencia
Española de Consumo Seguridad Alimentaria y Nutrición). Il Ministero ha, infatti,
dichiarato l’insorgenza di focolai di sindrome sgombroide, con un totale di 105
persone coinvolte. Dalle indagini e dalle analisi è emerso che la sindrome
proveniva da tonno commercializzato dalla ditta spagnola Garciden. Di qui la
raccomandazione di non consumare quel tonno.
Perché insorge la sindrome “sgombroide”? Essa si
sviluppa a seguito del consumo di pesci mal conservati o tenuti a lungo a
temperatura ambiente e determina reazioni allergiche quali arrossamento della
pelle, prurito, cefalea pulsante, bruciore orale, crampi addominali, nausea,
diarrea e ipertermia, che possono produrre conseguenze più gravi nei soggetti
asmatici o allergici. I pesci sopracitati sono ricchi di istidina, che a contatto
con i germi presenti sulle squame a seguito della malconservazione, si
trasforma in istamina, responsabile dei fenomeni allergici.
Approfittiamo di questo
allarme per ricordare che cosa deve riportare l’etichetta del pesce fresco:
·
denominazione
commerciale della specie e denominazione scientifica
·
metodo di
produzione: pescato, allevato, ecc.
·
zona di
cattura: le informazioni sono diverse a seconda se:
Ø
il pesce è
catturato in mare: l’etichetta deve riportare: zona, sottozona o divisione FAO
in cui è stato catturato
Ø
il pesce è
catturato in acque dolci: nome del corpo idrico (fiume, lago, ecc.) e il paese
in cui è stato catturato
Ø
il pesce è
allevato: indicare il Paese di produzione
·
categoria
degli attrezzi da pesca utilizzati, ad es. se con reti da traino, ami e
palangari, reti da circuizione e reti da raccolta, daghe, nasse e trappole,
ecc..