Mamma e papà possono convincere i figli a mangiare la verdura con lo stesso entusiasmo con cui mangiano la cioccolata. Come? Con l’esempio.
Se i genitori consumano verdura compiendo uno sforzo e manifestando disgusto, anche i figli finiranno con l’odiarla. Se invece gli adulti mangiano verdura mostrando di gradirla, i bambini saranno più propensi all’imitazione.
Quando lo sviluppo della corteccia cerebrale frontale non è ancora completo, infatti, i bambini tendono a copiare l’ambiente circostante, e prima di tutto la famiglia.
Uno studio dell’Università Blaise Pascal di Clermont-Ferrand e del centro Centro di ricerca sulla nutrizione umana della regione dell’Auvergne, pubblicato sul “British Journal of Developmental Psychology” (Volume 30, Issue 2, pages 253–266, June 2012), è partito appunto da questa considerazione per verificare l’influenzabilità dei bambini – ma anche degli adulti – in fatto di scelte alimentari.
Gli scienziati hanno innanzitutto selezionato 150 soggetti di età compresa tra i 5 e i 21 anni, che sono stati invitati ad esprimere le loro preferenze per una varietà di alimenti. A tutti sono state poi presentate delle fotografie di alimenti, sia di quelli graditi che di quelli sgraditi. Tali alimenti sono stati presentati prima da soli, poi con una persona che nell’atto di mangiarli esprimeva alternativamente tre emozioni diverse: il piacere, la neutralità, il disgusto.
I risultati hanno mostrato che l’espressione di piacere invogliava particolarmente i più piccoli anche al consumo di cibi sgraditi. Al contrario, l’espressione disgustata riduceva il desiderio di mangiare i cibi graditi in tutti i soggetti, anche se in misura maggiore nei bambini, mentre non aveva alcun effetto sul desiderio di mangiare i cibi sgraditi. L’espressione di neutralità, infine, aumentava il desiderio di cibi sgraditi e diminuiva quello di cibi graditi, ma in ogni caso sempre con maggiore efficacia nei soggetti di 5 anni che negli altri.
In conclusione, dunque, la maggiore influenzabilità si ha intorno ai 5 anni di età, mentre ad 8 anni si sviluppa l’indipendenza, che però non è mai totale.